Perchè questo blog
In questo blog vogliamo
avviare una riflessione sulla scuola, sui giovani, sulla cultura e sul
rapporto fra le generazioni. Una riflessione che non proceda per slogan e che
non vada alla ricerca di facili soluzioni, ma che analizzi i problemi in tutta
la loro complessità.
I ragazzi, prima di
tutto, sono individui, persone che, anche se tendono a nascondersi dentro il
“gruppo”, hanno ognuno la propria anima, la loro personalissima storia, il
proprio modo di reagire a ciò che la vita gli ha dato o gli ha tolto. Se ognuno
di loro si potesse raccontare, capiremmo quanto dietro ad una falsa
uniformità si nasconda una ricchezza e sfumatura di sentimenti che ci
lascerebbe stupiti.
Tanti pensano che
l’istruzione debba tener conto esclusivamente del mondo del lavoro. Pensare la
scuola solo in questi termini è estremamente riduttivo e pericoloso per la
crescita e la maturazione umana e sociale dei giovani, che prima di essere dei
lavoratori devono diventare delle persone, devono crescere in modo sereno imparando
a convivere con gli altri, devono diventare cittadini democratici. Malgrado gli
sforzi di molti educatori, il sistema spinge a privilegiare la funzione di
selezione dei migliori, piuttosto che la funzione di valorizzazione delle
capacità specifiche di ogni allievo.
La scuola deve diventare
un’opportunità per ogni ragazzo, ogni aula deve essere “uno spazio aperto di
speranza per tutti”.
Bisogna, quindi, “ripensare la scuola”, a partire
da una stella polare che ci deve dare l’orizzonte e la guida: costruire una
società democratica, far diventare la democrazia il fondamento di ogni
ragionamento pedagogico.
Un compito difficile? Forse. Ma questa stella
polare può non solo suggerire strade per recuperare chi è fuori, ma anche
migliorare il modo di stare “dentro” la scuola.
Secondo Zagrebelsky, “la democrazia è sempre a
rischio”, la democrazia è
fragile. Ha bisogno di cittadini democratici che la sostengano, che diventino
militanti appassionati.
Per questo “La scuola ci riguarda tutti”, perché
dalla scuola passano tutti. La scuola deve diventare “bene comune” da
difendere: lì i nostri ragazzi si formano, lì possono imparare a diventare
cittadini democratici.
Per questo
ognuno deve essere capace di “assumere
nella propria condotta la democrazia come ideale, come virtù da onorare e
tradurre in pratica”.
La scuola non deve diventare come dice Norberto
Bobbio “una promessa non mantenuta”
della democrazia.
Dobbiamo essere promotori di militanza, diventare
sentinelle dei diritti là dove ognuno di noi è. Troppe volte, invece, giriamo
gli occhi da un’altra parte