dal “Diario di un insegnante” di Pasolini

Stiamo lavorando per noi… Non vogliamo correre dietro a mille cose, ma fermarci per raccogliere idee ed esperienze che ci hanno portato a scrivere anche questo blog.
Il momento della riflessione è sempre necessario. Ci siamo rese conto che non riuscivamo a rispondere ai numerosi e interessanti commenti come avremmo voluto. Vi chiediamo quindi un cambiamento di rotta per permetterci di farlo in modo approfondito, ma senza fretta. Pertanto chi ha qualcosa da dirci, da testimoniare può scriverci a questo indirizzo deremi47@gmail.com e vi risponderemo o attraverso il blog o, se richiesto, privatamente.
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Diario di un insegnante
Quando una tua ex allieva ti lascia questo brano di Pasolini dal "Diario di un insegnante" non può che renderti felice. E' bello sentire che qualcuno ha apprezzato il tuo lavoro anche se mi sento ben lontana dall'essere o essere stata la figura di insegnante che viene descritta. Certo è che ho cercato di esserlo e questo penso che i ragazzi sappiano capirlo. Posso dire con certezza che il lavoro di insegnante, al di là dei riconoscimenti ufficiali, che non mi hanno mai interessata, è un lavoro bellissimo che ti arricchisce ogni giorno. Forse anche noi dovremmo ringraziare i nostri allievi.

- i  ragazzi odiano studiare perché lo studio non è avventura, ma noiosa convenzione
- se un ragazzo è intelligente ma non studia è colpa dell'insegnante
- l'insegnante deve essere animatore del processo educativo. Non deve essere oggetto d'amore ma saper provocare amore per l'oggetto di studio, saper suscitare la passione per lo studio che si autoalimenta                                                                                                                          
l'insegnante deve essere creativo e inventare situazioni dove apprendere è un gioco
- l'insegnante non si deve abbassare al livello del ragazzo, non serve al processo educativo. È vero il contrario in quanto il ragazzo non vuole rimanere prigioniero del suo mondo ma è alla ricerca di strade per uscirne. E l'insegnante deve offrirgli l'opportunità
- l'insegnante deve però umanizzarsi, farsi scoprire nei sentimenti, nelle debolezze, nella  sessualità, nella quotidianità. Questo tenendo un profilo culturale alto
- la scuola deve far cadere tutti i feticci, in primo luogo quello del ruolo dell'insegnante che col suo potere terrorizza i ragazzi
- proprio per la necessità di abbattere tutti i feticci l'insegnamento della religione non deve essere obbligatorio
- nella scuola la poesia è relegata a un ruolo minore in quanto non utile ai processi produttivi. Bisogna invece dare maggiore importanza alla poesia
- la poesia è importante perché può innescare il processo creativo fine a se stesso, non utilitaristico, quindi puro
- si deve cominciare dalla poesia contemporanea perché più vicina per linguaggio e per sentire a coloro che la devono apprendere
- il processo di apprendimento passa attraverso il sentire: percepire emozioni e trovare le parole per esprimerle. Leggere poesia deve voler dire: sentirne le emozioni, scoprire le proprie, associare alle emozioni le scoperte linguistiche per esprimerle                                                                                    
- le antologie sono insulse e sempre vetuste, gli unici libri di testo utili sono i manuali, come la grammatica. Le antologie vanno abolite per essere sostituite da materiali vivi e locali
- il dialetto non deve rimanere fuori dalla scuola, esso è fonte primaria di ricchezza della lingua italiana                                                                                                                                                    

- il fine ultimo della scuola è creare cultura

Sintesi dal “Diario di un insegnante” di Pier Paolo Pasolini
Da Concetta Vinci “Grazie prof!