Cercare un dialogo costante che parta dall'esperienza
Abbiamo tutti la tendenza a
cercare certezze, percorsi tracciati, ricette da eseguire. Ma nell’insegnamento
non funziona proprio, per la varietà di problematiche che ci troviamo di fronte
e se vogliamo raggiungere ogni bambino nella loro individualità. La verità è che per quanto cerchiamo di
semplificare, di inquadrare la realtà, il reale è complesso, le situazioni di
vita difficili da decifrare.
Lo sguardo su ogni individuo dice
Carotenuto “è sempre uno sguardo su un
enigma, sul mistero che sfugge alle leggi della precisione matematica e della
quantificazione del dato, perché ciò che si offre allo sguardo è frutto di una
complessa dinamica psichica, un ‘linguaggio’ diverso e contraddittorio rispetto
ai messaggi lineari cui è abituata la nostra razionalità”.
Se le competenze specialistiche
possono essere utili, non devono portarci alla frammentazione, alla rinuncia a
vedere il bambino a tutto tondo. La specializzazione ci invita a guardare ciò
che è “patologico” e rende il nostro sguardo fisso, la specializzazione ci
porta a delegare agli altri l’osservazione del bambino o del ragazzo
rinunciando alla nostra funzione, facendo coincidere il luogo della cura con
quello della vita.
Nel luogo della vita, invece,
nulla è già “deciso”, si cerca “insieme” in un dialogo costante che parte
dall’esperienza, dal pensiero dell’esperienza. Tutto è in movimento, come la
vita che mai si ferma. Siamo sempre messi in gioco, nella consapevolezza di
portare il nostro contributo, ma anche di accettare e mettere in dialogo quello
degli altri. E in quegli “altri” ci sono anche i soggetti osservati. Tutti siamo osservatori e osservati anche in
quei gesti che consideriamo banali.
E’ nel pensare e nel parlare
insieme, nel confrontare le nostre esperienze, a partire dai luoghi che sono i
nostri, entriamo in uno spazio a più voci in cui si cercano strade, soluzioni
anche se parziali ai problemi che via via si presentano, proprio partendo dalla diversità degli
approcci di cui sono fatte le lingue che si articolano.
Solo rimettendo in gioco il
nostro e altrui pensiero nel dialogo, nella capacità di ammettere i nostri
errori e di lì ripartire, nel provare e riprovare “siamo fondamentalmente fedeli all'ideale filosofico e democratico
originario: partorire la verità che è in ciascuno e in ciascuna, quando
interroga la propria esperienza, e metterla pubblicamente in gioco” Con questo
avvertimento, non da poco, che ognuno è contemporaneamente e alternativamente
Socrate e il suo discepolo, ognuno è interrogante e interrogato”.
Francois Collin