Lo sguardo che insegna.

“Nel processo educativo, il maestro si fa parola capace di costruire legami”. Partiamo di qui, da questo post linkato su una pagina facebook trovata per caso. Cercavamo una prospettiva internazionale, qualcosa che andasse al di là della situazione italiana di questo periodo così confuso, relativo ed instabile. Come ogni volta che si decide di lasciare la routine per aprire la finestra ed affacciarsi fuori, abbiamo trovato esperienze interessantissime che ci incoraggiano nel tenace sforzo di tenere una rotta “educativa” nella tempesta di richieste e aggiornamenti sconnessi della scuola. A noi, come alla maggior parte di voi, in- teressa una cosa soltanto: accompagnare tutti i ragazzini che ci sono affidati perché possano imparare. Questo ci è chiaro. La confusione sta nel complemento oggetto: imparare cosa? La sicurezza? La prestazione? Quello che noi ci siamo messi in testa, quello che è determinato come livello massimo di competenza da rag- giungere? Ma...se lui, l’allievo, volesse imparare tutto? Tutto?!? Sì, tutto. Tutto quello che la vita gli offrirà per conoscere e crescere... Allora qual’è la specificità della professione docente? L’insegnante è alla stregua di un ge- nitore, di un educatore, un allenatore o un adulto che il ragazzino incontra per strada? Ecco il punto. Che ruolo specifico siamo chia- mati ad avere? A che serve un Maestro? Nella news INSEGNAREDUCANDO , Alessandro, giovane laureando, suggerisce una risposta interessante nella lettera che scrive alla sua prof (pag.12/13). Il suo parere collima con quello di alcuni professionisti che attuano buone prassi educative e che sembrano concordare su un’unica risposta corale: un maestro serve per il suo sguardo! Lo sguardo del Maestro. È quella capacità di vedere l’allievo nel cuore, nonostante tutto, accorgendosi delle sue pause, delle sue scoperte e delle sue cadute. È quel campo visivo che sostiene l’orizzonte quando i ragazzini sono persi nella nebbia delle loro emozioni. È quella serenità degli occhi di chi ha compreso che, con o senza la scuola, s’impara lo stesso, ma un maestro che ti accompagna è tutto più facile. Ci vogliono mille competenze per imparare ad avere lo sguardo giusto, ma sopra ogni cosa ci vuole equilibrio interiore e saggezza, quella capacità di non farsi travolgere dall’ultimo carro allegorico della sfilata che passa. Un maestro non dimentica il senso pro- fondo dell’apprendere: il suo sguardo è capace di far emergere il potenziale nascosto nei ragazzi. Per questo scopo, un gruppo di “maestri” è capace di fare tutto il possibile per organiz- zare un luogo educativo per eccellenza, anche a costo di cambiare molte cose pur d’insegnare davvero. Perché gli interessa accompagnare l’apprendimento. Punto. Prestare attenzione al soggetto e al verbo dell’apprendere, senza tante perifrasi. I complementi e le subordinate si possono anche modificare se non funzionano! G.L.