I bambini che si perdono nel bosco



Quando un bambino va a scuola, è come se fosse portato nel bosco, lontano da casa. Ci sono bambini che si riempiono le tasche di sassolini bianchi, e li buttano per terra, in modo da saper trovare la strada di casa anche di notte, alla luce della luna. Ma ci sono bambini che non riescono a fare provvista di sassolini e lasciano delle briciole di pane secco come traccia per tornare a casa. E’ una traccia molto fragile e bastano le formiche a cancellarla: i bambini si perdono nel bosco e non sanno più tornare a casa.
La scuola è come un bosco in cui alcuni sanno ritrovare la propria strada, sanno leggerla e sanno orientarsi: passano la giornata nel bosco e si divertono a scoprirlo, a conoscerlo nelle sue bestiole e nei suoi alberi e riescono a collegare tutto questo alla traccia e alla memoria che li riporta a casa. Sono padroni di un territorio perché sono padroni dei segni per riconoscerlo e per collegarlo; e la loro casa non è un posto remoto e divenuto inaccessibile, ma è una possibilità e quindi una presenza da cui ci si può allontanare sicuri di ritornare.

Altri bambini passano la giornata nel bosco e anche loro imparano tante cose: conoscono alberi e piante, animali e insetti, ma alla fine della giornata conoscono anche la paura di non sapersi orientare, di non sapere la strada di casa. Hanno imparato tanto, forse, e l’hanno dimenticato perché non riescono a collegarlo alla traccia ed alla memoria della strada di casa: il bosco diventa il posto pauroso in cui si perdono, senza riconoscere le proprie tracce, sempre estranei e sempre respinti.
I bambini che sanno tornare a casa sono capaci anche di andare avanti nel bosco ed oltre il bosco.
I bambini che si sono persi non sanno tornare a casa e non sanno neppure andare avanti, perché ogni passo che fanno è sempre per perdersi un po’ di più, per non saper riconoscere niente di sé e delle cose che stanno loro attorno: se si incontrano tra loro non si riconoscono e non sanno neppure diventare compagni di strada.
Non hanno strada, perché non sanno leggere i segni che possono costituire una strada o un sentiero: sono condannati a vagabondare senza spazio e senza tempo, e possono preferire di venire rinchiusi in una gabbia.
Di Andrea Canevaro da "I bambini che si perdono nel bosco"
Illustrazione di  Gaia Bordicchia

Il convegno di Reggio Emilia che è ormai alle porte (il 10 marzo) vuole proprio parlare di questi bambini e ragazzi di cui noi dovremmo imparare ad essere guida proprio perchè non si perdano "nel bosco". Invece, sono ancora molti che non trovano la loro strada e sono troppi quelli di cui non sappiamo o vogliamo ancora prenderci cura.
Andrea Canevaro non potrà parteciparvi, ma ci ha regalato un'intervista e le sue preziose riflessioni che posteremo prossimamente. Canevaro ha lavorato tutta la vita per migliorare la scuola, per fare in modo che tutti possano trovare il loro percorso ed un posto dove sentirsi accolti per quello che sono e valorizzati nella loro diversità. Tutti i bambini, tutti i ragazzi devono sentirsi uguali nella loro diversità e devono poter coltivare le loro potenzialità. Grazie quindi ad Andrea Canevaro con cui abbiamo avuto l'onore di conversare e di cui posteremo prossimamente le sue preziose riflessioni.

Dal 1973 insegna Pedagogia speciale presso la Facoltà di Scienze della Formazione, nell'Ateneo di Bologna. Dal 1980 è professore ordinario. Presidente del corso di laurea in Pedagogia dal 1980 al 1983, ha, poi, svolto, quasi ininterrottamente, per circa 20 anni, il ruolo di Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Ateneo di Bologna. Dal 2002 è stato nominato delegato del Rettore dell'Ateneo di Bologna per gli studenti disabili. Collabora abitualmente con l'Université Lyon 2 e con l'Université de Montréal (Canada).Ha condotto e coordinato numerose ricerche in Italia e all'estero, curando, in particolare, le problematiche riguardanti la diversità, la disabilità e l'integrazione. Ha collaborato e collabora, in particolare, a progetti di ricerca in Cambogia, in Bosnia, in Rwanda. È membro di associazioni scientifiche internazionali e nazionali, direttore di collane editoriali, e nel comitato scientifico di alcune riviste nazionali e internazionali. È stato nominato componente, a partire dal settembre 2006, della Commissione Tecnico-scientifica dell'Osservatorio per l'integrazione dei disabili del Ministero della Pubblica Istruzione italiano, dalla quale si è dimesso, insieme a Dario Ianes, nel 2008, per protesta contro le nuove scelte di politica scolastica operate dal governo. È membro del comitato scientifico della Fondazione Fossoli. Tutti i suoi studi e le sue ricerche, sin dall'inizio, sono state volte ad esplorare le possibilità di realizzare un effettivo processo di integrazione, a partire dalla valorizzazione delle diversità.