La mia vita divisa in due

I ragazzi, quando si sentono in un clima accogliente, parlano di loro, ci raccontano il loro disagio, le loro paure, le loro gioie, i loro sogni e le loro speranze. E' importante che sappiano che qualcuno sia lì per loro, per ascoltarli senza giudizi nè tanto meno pregiudizi.
Maria ha raccolto questa preziosa testimonianza. E' un ragazzo peruviano di dodici anni a scrivere. Da un anno vive in Italia con la mamma che è venuta a lavorare in Italia. Questo ragazzo scrive della sua tristezza, una tristezza che comunica alla sua insegnante con cui la vuole condividere. Questa, dice Maria, una è  richiesta implicita di aiuto che bisogna non cada nel vuoto.

"La tristezza è un sentimento che tutte le persone soffrono, capita a tutti perché fa parte della vita, puoi provarla per qualcosa che tu desideravi nella vita e non l’hai avuta.
Io ho  sofferto tanta tristezza che non riuscivo più a sopportarla.
Mi sono sentito triste quando ho lasciato il mio paese e ho lasciato tutti quelli che mi volevano bene. Sono andato via dalla scuola e sono venuto in Italia. Mia sorella, che è rimasta in Perù, mi racconta che i miei compagni mi dicono di non dimenticarmi di loro, ho lasciato tutti tristi e anche io sono arrivato qui triste. La mia vita mi sembra divisa in due.

"La mia vita purtroppo non è nemmeno il 10% di allegria, mi dispiace che la mia allegria non sia con tutti i miei famigliari e di non dividere ogni momento come facevamo quando io ero ancora piccolo e non riesco a pensare che la mia vita debba finirla qua in Italia e non nel mio paese. A volte l’allegria si diffonde se soltanto possiamo telefonarci. Ma è veramente poca. Cresco, cresco e ogni giorno perdo un po’ della mia vita.La felicità sta andando in giù a scuola, nel mio paese non c’era nessun problema, tutti mi volevano bene e io ero importante per loro ed ero anche bravo.
Ora non è più così. Ci sono insegnanti che mi aiutano, ma altri no. Altri non hanno pazienza, mi danno note continuamente. E allora sono sempre in punizione. Specialmente una professoressa mi mette note e con lei sono rimasto arrabbiato e  non le parlo più come facevo. Mi chiedo ancora se quella professoressa ha un cuore, se non ha mai un momento triste e perché non capisce le mie difficoltà. E oltre le note ci sono le verifiche a sorpresa  che poi chiama noi, che sbagliamo, asini e incapaci. Se la professoressa fa queste cose è perché non ha pazienza, ma perchè le professoresse non hanno pazienza? la scuola è per insegnare non per trattare male. La mia tristezza era così troppa che volevo cambiare scuola, solo che con i miei compagni ho creato un rapporto migliore e non voglio lasciare anche loro".